Caracas, 27. Un nuovo pressante appello giunge dall'episcopato cattolico in Venezuela in merito alla situazione delle carceri. Si tratta di una difficile realtà all'interno della quale convivono diverse problematiche: dal sovraffollamento alle violenze, dalla mancanza di cibo adeguato ai ritardi procedurali, all'umiliazione subita dalle famiglie. In varie occasioni la Conferenza episcopale ha fatto sentire la sua voce in difesa della dignità dei detenuti, auspicando la creazione di un sistema che tuteli maggiormente i diritti delle persone.
In occasione della festa di Nostra Signora della Mercede, celebrata lo scorso 24 settembre, la Commissione giustizia e pace ha pubblicato una nota che pone in rilievo "la preoccupazione per la realtà delle carceri", aggiungendo l'appello "alle istituzioni competenti a garantire la vita e i diritti di coloro che sono stati privati della libertà".
La nota stessa contiene alcuni dati che "fotografano" la realtà in tutta la sua dimensione drammatica. Secondo l'Osservatorio venezuelano delle prigioni, gli istituti penitenziari possono accogliere 16.539 detenuti, ma invece ne ospitano attualmente 52.933. Un altro problema riguarda i tempi della giustizia: il 60 per cento della popolazione carceraria ha alle spalle oltre due anni di detenzione ed è ancora in attesa di una sentenza. E ancora, vi è il problema più drammatico, quello delle violenze: nel solo 2012 sono morte 600 persone, che rappresentano il dato più alto negli ultimi quattordici anni. Spesso queste violenze si verificano perché le stesse autorità non riescono a mantenere un livello di sicurezza adeguato. Nei giorni scorsi, per esempio, un "regolamento di conti" tra detenuti all'interno dell'istituto di Sabaneta, la prigione di Maracaibo, città dell'ovest del Venezuela, ha provocato la morte di sedici persone.
Per questo, nella loro nota, i vescovi, pur riconoscendo gli sforzi che il ministero per gli Affari Penitenziari sta compiendo, ritengono che finora i risultati "non sono sufficienti" e chiedono alle autorità "di dare risposte articolate che portino a una vera e propria trasformazione delle carceri" al fine "di superare le condizioni disumane in cui vivono coloro che sono privati della libertà".