rancesco ringrazia per la partecipazione alla  giornata di preghiera di ieri e torna a chiedere pace per il Medio  Oriente: Siria, ma anche Libano, Israele, Palestina, Iraq ed Egitto. La  scelta del bene, che ognuno deve compiere "comporta, tra l'altro, dire  no all'odio fratricida e alle menzogne di cui si serve, alla violenza in  tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al loro commercio  illegale".   
 
 Città  del Vaticano (AsiaNews) - Ancora la pace nella preghiera del Papa,  perché "la ricerca della pace è lunga, e richiede pazienza e  perseveranza": pace per il Medio Oriente: la Siria, ma anche Libano,  Israele, Palestina, Iraq ed Egitto. Il giorno dopo la grande giornata di  preghiera e digiuno, che ha coinvolto milioni di persone in tutto il  mondo, la voce di papa Francesco torna a ripetere il suo non alla  guerra.
Per l'Angelus di oggi in piazza san Pietro c'è quasi la stessa folla di ieri sera: forse 80mila persone.
Ma oggi il discorso si allarga a comprendere la guerra che ognuno  deve compiere nella scelta tra il male e il bene. Una "guerra profonda"  contro il male. "A che serve fare guerre, tante guerre se tu non sei  capace di fare questa guerra contro il male". "Questo comporta, tra  l'altro, dire no all'odio fratricida e alle menzogne di cui si serve,  alla violenza in tutte le sue forme, alla proliferazione delle armi e al  loro commercio illegale. Ce n'è tanto, ce n'è tanto. E' una guerra  commerciale per vendere queste armi. Questi sono nemici da combattere  uniti e con coerenza, non seguendo altri interessi se non quelli della  pace e del bene comune".
E' dopo la recita della preghiera mariana che papa Francesco torna a  parlare della giornata di ieri. "Vorrei - dice - ringraziare tutti  coloro che, in diversi modi, hanno aderito alla veglia di preghiera e  digiuno di ieri sera. Ringrazio tante persone che hanno unito l'offerta  delle loro sofferenze. Ringrazio le autorità civili, come pure i membri  di altre comunità cristiane o di altre religioni, e uomini e donne di  buona volontà che hanno vissuto, in questa circostanza, momenti di  preghiera, digiuno, riflessione. Ma l'impegno continua: andiamo avanti  con la preghiera e con opere di pace! Vi invito a continuare a pregare  perché cessi subito la violenza e la devastazione in Siria e si lavori  con rinnovato impegno per una giusta soluzione al conflitto fratricida.  Preghiamo anche per gli altri Paesi del Medio Oriente, particolarmente  per il Libano, perché trovi la desiderata stabilità e continui ad essere  modello di convivenza; per l'Iraq, perché la violenza settaria lasci il  passo alla riconciliazione; e per il processo di pace tra Israeliani e  Palestinesi, perché progredisca con decisione e coraggio. E preghiamo  per l'Egitto, affinché tutti gli Egiziani, musulmani e cristiani, si  impegnino a costruire insieme la società per il bene dell'intera  popolazione. La ricerca della pace è lunga, e richiede pazienza e  perseveranza! Andiamo avanti con la preghiera".
Ma già prima della recita dell'Angelus, il Papa, nell'illustrare il  Vangelo di oggi, aveva fatto riferimento alla guerra, non solo quella  "esterna" all'uomo, ma quella che ognuno deve combattere dentro se  stesso. "Nel Vangelo di oggi - aveva ricordato - Gesù insiste sulle  condizioni per essere suoi discepoli: non anteporre nulla all'amore per  Lui, portare la propria croce e seguirlo. Molta gente infatti si  avvicinava a Gesù, voleva entrare tra i suoi seguaci; questo accadeva  specialmente dopo qualche segno prodigioso, che lo accreditava come il  Messia, il Re d'Israele. Ma Gesù non vuole illudere nessuno. Lui sa bene  che cosa lo attende a Gerusalemme, qual è la via che il Padre gli  chiede di percorrere: è la via della croce, del sacrificio di se stesso  per il perdono dei nostri peccati".
"Seguire Gesù non significa partecipare a un corteo trionfale!  Significa condividere il suo amore misericordioso, entrare nella sua  grande opera di misericordia per ogni uomo e per tutti gli uomini. E  questo perdono universale passa attraverso la croce. Ma Gesù non vuole  compiere questa opera da solo: vuole coinvolgere anche noi nella  missione che il Padre gli ha affidato. Dopo la risurrezione dirà ai suoi  discepoli: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi ... A  coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,21.22).  Il discepolo di Gesù rinuncia a tutti i beni perché ha trovato in Lui  il Bene più grande, nel quale ogni altro bene riceve il suo pieno valore  e significato: i legami familiari, le altre relazioni, il lavoro, i  beni culturali ed economici... Il cristiano si distacca da tutto e  ritrova tutto nella logica del Vangelo, la logica dell'amore e del  servizio".  
		 
		
		
 
		
		
 
		
		
		
		
			
			
			
			
				 
			
			
			
			
			
			
			
				
			
			
			
		 
	
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